I neuroni specchio: non siamo isole, quindi attenzione!

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I neuroni specchio: non siamo isole, quindi attenzione!

Redazione

 

I neuroni specchio sono una delle più importanti scoperte scientifiche degli ultimi vent’anni, una scoperta che ha cambiato il nostro modo di comprendere l’interazione tra gli essere umani (e tra gli animali), e che in un certo senso ha provato scientificamente il passo del poeta John Donne “nessun uomo è un isola”…

Ma come funzionano? Che implicazioni hanno per la nostra vita quotidiana? E per la nostra vita interiore?

neuroni specchioI neuroni specchio sono una tipologia di neuroni la cui esistenza è stata rilevata per la prima volta verso la metà degli anni ’90 da Giacomo Rizzolatti e colleghi presso il dipartimento di neuroscienze dell’Università di Parma. Utilizzando come soggetti sperimentali dei macachi, questi ricercatori osservarono che alcuni gruppi di neuroni si attivavano non solo quando gli animali erano intenti a determinate azioni, ma anche quando guardavano qualcun altro compiere le stesse azioni.

Studi successivi, effettuati con tecniche non invasive, hanno dimostrato l’esistenza di sistemi simili anche negli uomini. Sembrerebbe che essi interessino diverse aree cerebrali, comprese quelle del linguaggio.
I neuroni specchio permettono di spiegare fisiologicamente la nostra capacità di porci in relazione con gli altri. Quando osserviamo un nostro simile compiere una certa azione si attivano, nel nostro cervello, gli stessi neuroni che entrano in gioco quando siamo noi a compiere quella stessa azione. Per questo possiamo comprendere con facilità le azioni degli altri: nel nostro cervello si accendono circuiti nervosi che richiamano analoghe azioni compiute da noi in passato.
Quest’ultima precisazione è molto importante. Infatti sembrerebbe che il “sistema specchio” entri in azione soltanto quando il soggetto osserva un comportamento che egli stesso ha posto in atto in precedenza. Ad esempio, si è visto che in un danzatore classico i neuroni specchio si attivano esclusivamente di fronte a una esibizione di danza classica, e non di fronte al ballo moderno, e viceversa. (Sembra che però non sia del tutto così, come spiega Rizzolatti nel qui sotto, ndr)

Anche il riconoscimento delle emozioni sembra poggiare su un insieme di circuiti neurali che, per quanto differenti, condividono quella proprietà “specchio” già rilevata nel caso della comprensione delle azioni. E’ stato possibile studiare sperimentalmente alcune emozioni primarie: i risultati mostrano che quando osserviamo negli altri una manifestazione di dolore o di disgusto si attiva il medesimo substrato neuronale collegato alla percezione in prima persona dello stesso tipo di emozione. Un’altra conferma viene da studi clinici su pazienti affetti da patologie neurologiche: una volta perduta la capacità di provare un’emozione non si è più in grado di riconoscerla quando viene espressa da altri.

Vi sono infine alcune evidenze sperimentali che sembrano indicare che anche la comprensione del linguaggio faccia riferimento, almeno per certi aspetti, a meccanismi di “risonanza” che coinvolgono il sistema motorio. Comprendere una frase che esprime un’azione provoca probabilmente un’attivazione degli stessi circuiti motori chiamati in causa durante l’effettiva esecuzione di quell’azione.

La scoperta dei neuroni specchio potrebbe offrire una spiegazione biologica per almeno alcune forme di autismo, come, ad esempio, la sindrome di Asperger: in effetti, gli esperimenti in tal senso finora condotti sembrerebbero indicare un ridotto funzionamento di questo tipo di neuroni nei bambini autistici. Benché per ora si tratti soltanto di un’ipotesi, essa potrebbe aiutare a comprendere perché le persone autistiche non partecipino alla vita degli altri, non riescano ad entrare in sintonia con il mondo che li circonda, non capiscano il significato dei gesti e delle azioni altrui. Probabilmente non comprendono neppure le più comuni emozioni espresse dal volto e dagli atteggiamenti di coloro che li circondano: quello che per tutti è un sorriso, per loro potrebbe essere una semplice smorfia.

L’esistenza dei neuroni specchio prospetta la necessità di una profonda modifica nelle attuali concezioni riguardanti il modo di operare della nostra mente. Sicuramente tale scoperta implica un drastico ridimensionamento del modello di mente prospettato dalla psicologia cognitivista (vedi cognitivismo), basato sull’analogia funzionale con i calcolatori. Questo tipo di approccio concentra i propri sforzi soprattutto nel definire le regole formali che sarebbero alla base del funzionamento della mente, ignorando completamente il ruolo dell’esperienza corporea legata al comportamento motorio. I neuroni specchio implicano infatti l’esistenza di un meccanismo che consente di comprendere immediatamente il significato delle azioni altrui e persino delle intenzioni ad esse sottese senza porre in atto alcun tipo di ragionamento.

Le ricerche sui neuroni specchio sono ancora agli inizi, ma è probabile – come osserva il neuroscienziato Vilayanur Ramachandran – che si tratti di una delle più importanti scoperte degli ultimi decenni, destinata ad avere profonde ripercussioni nel nostro modo di concepire la mente. (fonte: http://www.ildiogene.it/EncyPages/Ency=neuronispecchio.html)

Praticamente i neuroni specchio confermano il fatto che non siamo delle isole separate, ma che siamo in rete, ed in questa rete i pensieri, le azioni ed i sentimenti circolano dall’uno all’altro. Si potrebbe dire che entrano nella psiche-anima delle persone e somatizzano attraverso i circuiti cerebrali. Questo si aggiunge alle nostre individuali esperienze di pensiero, sentimento ed azione. In questa ottica i neuroni specchio possono probabilmente essere utilizzati per moltiplicare il bene, con l’esempio e con la condivisione. Ma si possono usare anche per moltiplicare elementi negativi, dallo “scandalo” di cui parla il Vangelo, fino ai comportamenti deteriori di ognuno di noi che influenzano gli altri, fino alle grandi operazioni oscure che tendono ad eccitare o deprimere le coscienze di intere popolazioni o del mondo, non solo con le guerre, ma anche tramite l’uso “nero” dell’arte, delle forme pensiero dei comportamenti, della violenza, dell’erotismo fine a se stesso, del vizio, ecc.  Se si amano gli altri e la società, ovviamente sarà importantissimo essere esempio vivente delle azioni, dei sentimenti e dei pensieri rivolti al Bene. Per diventare elementi diffusori di Bene. Mettiamocela tutta per scegliere questa seconda strada, e mettere i neuroni specchio ancora di più al servizio della evoluzione umana.

 

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