Terrorismo economico: le balle sul BREXIT

CIR Brexit Balle

Terrorismo economico: le balle sul BREXIT

di Enrico Carotenuto

E’ passata una settimana dallo storico voto che ha visto i britannici scegliere di uscire dall’Unione Europea.

Una settimana in cui i media ci hanno raccontato, per ventiquattro ore al giorno, storie horror di devastazione economica senza precedenti. Ci hanno detto che le borse e la Sterlina sono crollate, e sedicenti economisti si sono stracciati le vesti assicurandoci che la Gran Bretagna sarebbe tornata all’età della pietra nel giro di un mese.

Ma è veramente così?

La risposta è più che ovvia: NO!

Diamo quindi un’occhiata a ciò che è successo ed a ciò che sta realmente succedendo.

IL “CROLLO” DELLA STERLINA

Mettetevi in salvo! Correte! Scappate! La Sterlina viene giù!

Più o meno è quello che ci hanno ripetuto in tutti i telegiornali di questa settimana. Ed effettivamente ci hanno fatto vedere, in varie salse, questo grafico:

Sterlina

Vista così, parrebbe proprio che il Brexit abbia dato una bella mazzata alla valuta di Sua Maestà. 

Allargando un po’ la prospettiva fino ad un mese fa, sembra che il telegiornale abbia proprio ragione…

Sterlina1

Ma così, giusto per testardaggine, andiamo a guardare cos’è successo nell’ultimo anno…

Sterlina2

E qui, l’asino inciampa e comincia a perdere l’equilibrio: la Sterlina è in caduta pressochè costante da almeno 6 mesi!

Ma non è finita, perchè l’asino cerca disperatamente di tenersi in piedi e si appoggia allo scalino del 23 giugno, perchè è pur vero che in quella giornata c’è stata la variazione al ribasso più netta.

Ma è uno scalino scivoloso. Infatti…

Sterlina3

Lo storico degli ultimi 5 anni indica che la Sterlina è tornata più o meno dove è sempre stata dal 2012 in poi. Anzi, per tutto il 2013 è stata più bassa di ora rispetto all’Euro. Eppure nel 2013 nessuno parlava di catastrofe Sterlina.

L’asino, che già era fuori equilibrio, appoggiandosi sullo scalino scivoloso si accorge di aver commesso un errore madornale, ed è tutto un mulinare di zampe nella speranza di trovare un appiglio, ma…

Sterlina4

 (fonte grafici http://www.xe.com/currencycharts/)

…niente da fare: i dati degli ultimi dieci anni sono impietosi: la sterlina sta esattamente dove è sempre stata dall’inizio della crisi dei mutui subprime. Anzi, se guardiamo il trend a partire dalla metà del 2008, si può dire che è in costante ascesa, seppur lenta.

Spatapam! Lo sgambettare dell’asino arriva al parossismo, ma nulla può contro le leggi della fisica: il botto riverbera lungo la mulattiera.

Il rapporto Sterlina/Euro vede la Sterlina crescere costantemente dal 2008 al netto di fluttuazioni periodiche dovute a vari fattori che hanno più a che vedere con le speculazioni che con la realtà, e la discesa del valore degli ultimi sei mesi sembra sia semplicemente un aggiustamento verso valori reali dopo un anno di supervalutazione, magari dovuta più ai problemi dell’Euro (Grecia, Quantitative Easing, etc), che ad una vera forza della valuta britannica.

Insomma, non c’è stato alcun crollo. Semmai un aggiustamento verso valori più coerenti con la forza dell’economia reale (con la r minuscola) britannica. Anzi, volendo essere completamente onesti, il trend degli ultimi otto anni indica che la Sterlina ha permesso all’economia britannica di diventare più forte relativamente a quella della zona Euro. Gli ha permesso di superare più in fretta la crisi dei mutui subprime. Per questo l’intera popolazione britannica dovrebbe ringraziare quei tanto vituperati euroscettici che negli anni ’90 imposero il mantenimento della Sterlina.

E il tonfo del 23/24 giugno? Ecco la spiegazione del prof. Antonino Galloni: “gli speculatori al ribasso, sempre pronti, come é stato chiaro l’orientamento elettorale prevalente, hanno comprato grandi volumi di azioni rivendendoli subito ed impegnandosi a pagarli dopo due tre giorni al valore corrente: così hanno guadagnato duemila miliardi in pochi giorni. Persi dai risparmiatori comuni.” (fonte)

Dunque, niente crollo della Sterlina. E l’economia reale? La valuta non dice tutto! Durante la settimana ci hanno anche raccontato…

IL “CROLLO DELLE BORSE” 

Rintanatevi in una caverna! Vendete tutto, comprate oro e seppellitelo in un isola del Pacifico! Le borse sono spacciate! Miliardi in fumo!

Questi, più o meno, sono i solidi consigli degli esperti ed il messaggio che i media hanno voluto infilarci nel cranio in quest’ultima settimana.

Ma è così?

Si, le principali borse europee hanno avuto un calo dopo la decisione dei britannici. 

Come per la valuta, però, i dati che ci hanno mostrato sono quelli giornalieri, o al massimo dell’ultima settimana. Senza tediarvi con la progressione che abbiamo fatto per la valuta, questa volta andremo direttamente a vedere i grafici degli andamenti dell’ultimo anno delle borse di Londra, Milano, Parigi, Francoforte e Zurigo.

LA BORSA DI MILANO

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Eh già, la Borsa di Milano è crollata. L’indice è sceso quasi di un terzo. Ma ciò è avvenuto tra dicembre e febbraio scorsi. Più o meno mentre Renzi declamava la bontà delle scelte economiche del suo governo e straparlava di ripresa economica. Vero: c’è stato un crollo nelle quotazioni il giorno del brexit, ma dopo due giorni la borsa ha ricominciato a salire ed ora è più o meno esattamente dov’era a febbraio. Evidentemente il calo repentino del 24 giugno è più dovuto al panico dei gonzi ed al terrorismo mediatico che ad altro.

LA BORSA DI FRANCOFORTE

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Come potete vedere, la borsa tedesca segue lo stesso andazzo. Il calo vero è stato tra dicembre e febbraio. E’ in ripresa dopo il brexit, anche se in realtà sono proprio loro a temere di più un deprezzamento della Sterlina, perchè i tedeschi sono primariamente esportatori di prodotti tangibili, quindi per loro un calo della Sterlina significa un calo delle esportazioni. La Gran Bretagna, al contrario, ha un’economia basata primariamente sui servizi, intrinsecamente più flessibile. Detto questo, la borsa tedesca è ancora ampiamente all’interno dei parametri di fluttuazione dell’ultimo anno. 

 LA BORSA DI PARIGI

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Anche a Parigi hanno avuto una caduta il 24 giugno, seguita dalla ripresa immediata. Come per Milano, il vero crollo è stato tra dicembre 2015 e febbraio 2016, periodo in cui l’indice è stato ben più basso del minimo toccato dopo il brexit. Anche secondo questo storico, è tutto “nella norma”.

Finora abbiamo visto le principali borse dell’area Euro, ed abbiamo visto che hanno avuto un anno disastroso, . Miracoli dell’Euro?

Vediamo ora le principali borse FUORI dall’area Euro.

LA BORSA DI ZURIGO

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Praticamente lo stesso identico andamento di Parigi e Milano. 

LA BORSA DI LONDRA

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TADAAAAA! L’indice della borsa di Londra è esattamente dove è sempre stato in media nell’ultimo anno, se si esclude il crollo dicembre-febbraio che hanno subito anche le altre borse. Anzi, la ripresa dopo il brexit-day è stata migliore di quella delle borse della zona Euro.

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In pratica, l’indice è esattamente uguale a quello del giorno prima del brexit. Come giustamente ha fatto notare Marcello Foà in un suo post su Facebook:  “Se la Gran Bretagna fosse un Paese sull’orlo della catastrofe, la sua Borsa dovrebbe crollare. E invece se si esamina l’andamento delle Borse degli ultimi giorni emerge che i due listini ad aver retto meglio sono quello di Zurigo e proprio quello di Londra, che ha di fatto già recuperato le perdite.

Cosa significa? Significa che la salute delle aziende britanniche non è minacciata dal Brexit ovvero che gli investitori di Borsa pesano con minore emotività l’esito del referendum.

Si dirà: ma la sterlina è caduta! E le agenzie di rating hanno abbassato il valore dei titoli di Stato britannici. Nessuna sorpresa: la valuta è molto più volatile della Borsa e si presta molto di più ad attacchi speculativi, che però sembrano essersi già fermati.

Quanto alle agenzie di rating sono le stesse che davano la tripla A ai mututi subprime e non sono proprio indipendenti; diciamo che sono da sempre molto sensibili agli interessi dell’establishment, quell’establishment che ha reagito con una rabbia forsennata al Brexit.

La realtà, come afferma Bagnai, è che la Gran Bretagna subirà una perdita marginale del Pil nei prossimi anni.

La realtà è che il processo del Brexit sarà lungo (almeno due anni e mezzo da oggi ma forse ci vorrà anche di più) e che Londra è troppo importante per il mondo finanziario che non si può permettere e non vuole nemmeno abbandonarla dall’oggi al domani.

La realtà è che la Gran Bretagna se ne esce dalla Ue, ma a crollare sono le Borse dei Paesi che restano nell’Unione. (e non sono crollate questa settimana, ma sei mesi fa, NDR)

Domanda impertinente: dove sono i veri problemi, a Londra o nella zona euro?”

Ora, a parte il fatto che quello che dice Bagnai sul calo del PIL britannico è plausibile, ma non una certezza, l’analisi che abbiamo fatto fin qui punta il dito su una sola verità che emerge dai dati: i media di tutta Europa (inclusi quelli inglesi) ci bombardano di terrorismo mediatico-economico. Vogliono farci credere qualcosa che semplicemente non esiste.

Noi di Coscienzeinrete sono anni che cerchiamo di mettere in guardia le persone dalle panzane mediatiche e di fare luce sulla vera natura di questa UE, che è la negazione dell’Europa democratica che vorremmo. Alla luce di questi dati, risulterà difficile anche ai più ostinati negare che i media vogliono tenerci nella menzogna più spudorata. Quello che ci hanno raccontato sul brexit è puro terrorismo. E’ quindi ora che tutti comincino a chiedersi: “perchè vogliono farmi vivere nel terrore”?

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