Quando lo spread non faceva paura

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Quando lo spread non faceva paura

di Enrico Carotenuto

Ci fu un tempo in cui nessuno si preoccupava per lo spread.
Eppure, a quei tempi, era più alto di quanto fosse all’apice della “crisi” che ci ha regalato il governo Monti.

Fermi tutti! Com’è possibile? Semplice, in realtà.

Cos’è lo spread? La differenza di rendimento tra due titoli. Quello che ha spaventato tanto gli italiani, è lo spread tra BTP italiani e BUND tedeschi, ovvero tra i buoni del tesoro emessi dalle due nazioni.

E cosa rappresenta questo rendimento? La fiducia degli investitori nell’abilità del governo in questione, di ripagare il debito alla sua scadenza. Che significa? Che se gli investitori non hanno fiducia nel paese in questione, questo dovrà aumentare l’interesse sui propri titoli, per compensare l’aumento di rischio percepito. Insomma, è come alle scommesse: se scommetti che il campionato di serie A lo vinca il Catania, in caso di vittoria otterrai molti più soldi che se avessi puntato sul Milan o sulla Juve. Perchè? Per via del fatto che la Sisal, o chi per lei, deve prometterti molti più soldi per invogliarti a fare una scommessa in cui hai poche possibilità di vittoria.

Dunque lo spread rappresenta la differenza di fiducia che hanno gli investitori in due diverse nazioni, ovvero la differenza tra due quote in una scommessa. Ed il titolo (BTP, Bund, e quant’altro) non è altro che il coupon della scommessa:

Perchè è importante ricordarsi che si tratta di questo: di una scommessa.

Se guardiamo i grafici storici qui sotto, che rappresentano lo spread tra BTP e BUND degli ultimi vent’anni, ci accorgiamo di un fatto di cui nessuno ha parlato: Nel 1991 lo spread era più alto di quello che ci ha spaventato tanto l’anno scorso! Ma l’Italia NON E’ FALLITA!

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Si, state leggendo bene: lo spread, di per se, NON è letale. E allora, quali sono le differenze tra il ’91 ed il 2011? Semplice: L’Euro.

Con l’abbandono della sovranità monetaria, è diventato impossibile variare sia i tassi d’interesse, sia la quantità di valuta.

Nel ’91 lo spread non fu letale, perchè la Lira perse di valore rispetto ad altre valute, e questo fatto, unito alla possibilità di variare i tassi e di aggiustare la quantità di Lire esistenti, fece sì, come vediamo nello stesso grafico, che lo spread si abbassasse rientrando in parametri “normali”. Tutto questo senza penalizzare più di tanto l’economia reale, cioè quelli che producono e si scambiano beni e servizi. E l’Italia è andata avanti, sempre mal gestita, ma è andata avanti tranquillamente.

E quindi l’effetto dell’Euro è stato quello di legare mani e piedi le economie di mezza Europa all’economia più forte: quella tedesca. Per far si che lo spread si alzi non è neanche necessario che un economia vada peggio di prima. Basta che l’altra vada meglio. E siccome la Germania è sempre andata meglio dell’Italia, la tendenza dello spread, in regime di Euro, sarà sempre a salire, a meno di clamorosi cambiamenti epocali, tipo una bomba atomica sulla Germania.

A questo poi, vanno aggiunti i movimenti speculativi: gli spostamenti strategici e/o tattici di enormi masse di denaro, da parte dei soliti noti (Goldman Sachs et al.), supportati dall’informazione di loro proprietà, o di proprietà di “soci” (da CNN a Bloomberg, ecc.) dei notori circoletti mondialisti, et voilà! Ecco servita la ricetta per accorciare le linee, verticalizzare il potere, spingere ulteriormente i paesi nel sistema creato a loro detrimento.

Chi ci hanno dato come messia per ridurre lo spread? “Nonno” Monti! E che dice il nonno? Dall’alto delle sue cattedre di economia, dice esattamente il contrario di quello che direbbe qualsiasi persona sana di mente, che abbia mai aperto un libro di economia in vita sua. Con buona pace di Nobel per l’economia, quali Krugman, che sbraitano dicendo a tutto il mondo che la ricetta è sbagliata!

Ma chi li sente? Loro non li passano mica su CNN, o sulla RAI. E se passa qualcosa sulla RAI, è perchè comunque la fanno dire alla “comunista” Gabbanelli, screditando di fatto le tesi. Oppure si sbagliano, e invitano personaggi come Lidia Undiemi alle tavole rotonde con i politici, e lei gliele suona di santa ragione, per poi sparire per sempre dalla tv pubblica.

L’unico messaggio che non passa da nessuna parte è questo: i titoli di stato sono scommesse, non sono lingotti d’oro. Chi li compra viene ripagato perchè di fatto rischia di non vedere più i suoi soldi. Ora, quando voi andate a scommettere, se perdete vi aspettate di venir pagati ugualmente?

Non credo proprio.

E’ anche ora di finirla con le tattiche di paura del default. I testi di economia dicono che una volta persa la confidenza del mercato, recuperarla è impossibile.

Beh, forse è ora di riscriverli, certi libri.

Basta prendere ad esempio l’Argentina che fu portata nel baratro dall’IMF (Fondo Monetario Internazionale) e da politici inetti e corrotti. I quali, su suggerimento non si sa bene di chi… avevano legato il valore del Peso a quello del Dollaro: genialata praticamente identica all’adesione all’Euro.

Cosa ha fatto un’Argentina, che veniva strangolata dal pagamento degli interessi sul debito pubblico? Ha fatto default, ha mandato a casa l’IMF ed ha sofferto qualche anno, ma è ormai da tempo in crescita a ritmi che in Europa non si vedono più dal dopoguerra: intorno al 10% l’anno! Per capirci, a questi ritmi noi ci mettiamo 10/15 anni a crescere quanto l’Argentina cresce in uno.

Se guardiamo alle altre economie mondiali che hanno fatto default, stanno tutte meglio di prima.

E perchè allora una comunità dovrebbe mettere a repentaglio il proprio presente, il proprio stile di vita, il proprio futuro, la propria competitività, per mantenere a tutti costi una moneta che gli ha portato solo guai?

Perchè non è più la comunità a decidere.

Con una serie di giochetti di prestigio, operazioni scandalose, ed omissioni d’informazione, agli Italiani è stato dato a bere questo mito dell’Europa Unita, ma non gli è stato mai chiesto nulla. I politici, di qualsiasi schieramento fossero, si sono sempre affaccendati per far passar sotto il nostro naso leggi che in altri stati hanno richiesto quesiti referendari. Da noi, che siano di destra, di sinistra o di centro, ci riservano sempre lo stesso trattamento: meno ne sai, meglio è.

Il quadro è chiaro: il superstato s’ha da fare.

E la nostra voce?

Si potrà sentire solo quando la coscienza avrà raggiunto massa critica. Quindi sotto con il lavoro!

 

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